top of page

STEFANO SCARAMPELLA 1843 - 1925

Abbiamo deciso di nominare, mostrare e raccontare anche la storia di Stefano Scarampella in quanto, essendo stato lui il precursore di tutto non può che far parte in modo determinante, dell’ aspetto storico e artistico della famiglia Gadda.

Liutaio per passione e carpentiere per necessità. Talmente intensa, la passione per la liuteria, che gli strumenti  di Stefano Scarampella sono considerati oggi tra i migliori e più quotati della produzione italiana tra il diciannovesimo ed il ventesimo secolo.

La sua attività, tra Brescia, sua città natale, e Mantova, contribuì alla rinascita di un'arte, che, dopo la grande stagione contraddistinta dai nomi di Gasparo da Salò, dei Guarneri e degli Stradivari, si era quasi completamente perduta.

Nato a Brescia nel quartiere di Sant'Alessandro nel 1843, Stefano Scarampella apprese dal padre Paolo, liutaio dilettante, l'arte della costruzione degli strumenti ad arco, a differenza del fratello minore Giuseppe, che per esercitare la professione di liutaio si recò in Francia a studiare l'arte nella bottega di Nicolò Bianchi, grazie alla «raccomandazione» del musicista Antonio Bazzini.

 

English Version

Se Giuseppe Scarampella riuscì a fare carriera, divenendo poi curatore della collezione dei musei fiorentini e specializzandosi nel restauro, Stefano ebbe invece una vita molto più complicata. Nel 1886, vedovo e con due figli a carico, venne assunto come carpentiere per  la costruzione della linea tramviaria a vapore Ostiglia-Mantova-Brescia. 

Residente a Mantova, Scarampella  cambiò spesso abitazione, e probabilmente, almeno nei primi tempi, dedicò all'attività di liutaio solo i ritagli di tempo che gli rimanevano dopo il pesante lavoro.

Solo nel 1890, quando Stefano ha ormai quasi sessant'anni,  intraprende la professione di liutaio, prima ancora in maniera dilettantesca, poi specializzandosi sempre di più, fino ad ereditare, nel 1902, alla morte di suo fratello, attrezzi, modelli e ricette di vernice, che gli permisero di esercitare l'attività ad alto livello. Si mosse tra Brescia e Mantova (dove morì nel 1925) come testimoniano le etichette apposte sugli strumenti, sulle quali spesso egli continuava a definirsi «fratello ed allievo di Giuseppe», quasi a sottolineare - in maniera un po' schiva - il debito di riconoscenza verso quello che considerava il vero professionista di famiglia. Fino al 1915 Stefano Scarampella produsse una rilevante quantità di opere, richiestissime e da subito copiate, a testimoniare l'apprezzamento e la qualità dei suoi strumenti, che attualmente sono tra i più quotati dell'epoca.

 

Dal 1919 lo affianca il suo unico allievo Gaetano Gadda, che resterà con lui fino alla morte ed erediterà i suoi attrezzi ed i suoi modelli.

In un'epoca, la fine dell'Ottocento, in cui la liuteria italiana viveva un momento di crisi e subiva la concorrenza della produzione semi-industriale delle grosse botteghe francesi e tedesche, l'attività di Stefano Scarampella  riuscì a recuperare, forse in maniera inconsapevole, il carattere della grande tradizione italiana.

«I suoi strumenti testimoniano la sua genialità e una spontaneità espressiva che ha il suo eguale soltanto in Guarneri del Gesù (in un'altra epoca)», si legge nel volume di Eric Blot. «I modelli che prediligeva furono quelli creati dal fratello o da lui stesso; questi sono ispirati a quelli antichi mantovani (Dallaglio o Balestrieri), ma anche al modello Guarneri del fratello, comunque inconfondibili, lavorati con più o meno cura ma sempre con molta espressività...». «La chiocciola è anch'essa di taglio molto personale e caratteristico, scolpita con molta spontaneità, ma che lascia sempre una impressione di grande forza, ed è sicuramente la parte che aiuta a distinguere i suoi strumenti dalle copie perchè è di difficile riproduzione», spiega ancora l’esperto. «La vernice è molto bella e varia da un bel colore arancio bruno abbastanza chiaro al rosso brillante su fondo giallo. La sgusciatura è irregolare e appena accennata ma sempre presente, le bombature sono piuttosto piene e si estendono fino al filetto», si legge ancora in quel testo.

 

Si tratta di opere d'arte, quindi, che dalle mani del carpentiere-liutaio sono passate in quelle di collezionisti e di musicisti, dove continuano anche oggi ad esprimere il loro suono impeccabile.

ASSOCIAZIONE ARTISTI ITALIANI UNITI - codice fiscale: 93072410207 - p.iva 02 5103 90202
bottom of page